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    Sei qui:Home»In Evidenza»Infermieri: quale futuro?

    Infermieri: quale futuro?

    By Laura Del Rosario18 Maggio 20217 Mins Read
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    La Divisione Sanità di Openjobmetis fa il punto sulle assunzioni degli infermieri in Italia e su come si sta affrontando l’emergenza di carenza del personale. Un personale che dovrà anche cambiare pelle per far fronte al processo di trasformazione digitale

    infermieri openjobmetis
    Danilo Arcaini, Responsabile della Divisione Sanità di Openjobmetis SpA

    Le esperienze che sconvolgono la vita spesso portano a una rivalutazione dello stato di fatto ed è la cosa che è successa in relazione alla figura degli infermieri dopo il dilagare della pandemia di coronavirus. Da soggetto spesso sottovalutato, l’infermiere si è trovato protagonista dell’emergenza ed è stato eletto a una sorta di eroe nazionalpopolare. In occasione della giornata mondiale dell’infermiere, che si è svolta il 12 maggio, abbiamo parlato con Danilo Arcaini, Responsabile della Divisione Sanità di Openjobmetis SpA, per capire come si è evoluta la richiesta di questo profilo professionale e a che punto siamo con le assunzioni in Italia. Ci siamo anche interrogati su come sta cambiando il modo di esercitare la professione infermieristica con l’irrompere del processo di digitalizzazione.

    Nativi digitali e chi invece lavora nel campo da tanto tempo: tutti si stanno attrezzando per lavorare con le tecnologie e lo sforzo sarà in futuro sempre più quello di avere un personale medico e infermieristico skillato anche sull’impiego di tecnologie all’avanguardia.

    Ma partiamo dal principio: la Divisione Sanità di Openjobmetis è la business unit di Openjobmetis specializzata nella ricerca e nel recruiting di personale da inserire nel mondo sanitario e dall’alto di questa posizione privilegiata ha potuto osservare in prima persona quali siano le esigenze del settore sanitario italiano, sia pubblico che privato. Esordisce Arcaini: “La situazione in Italia è oggi particolarmente sfidante, perché dopo tanti anni, in seguito alla pandemia, le graduatorie nel settore pubblico si sono aperte e si è cominciato ad assumere infermieri da inserire, in particolar modo, per i reparti di terapia intensiva, lasciando scoperte le posizioni nelle strutture private. Il nostro compito, vista la carenza di nuovi infermieri nel nostro Paese, è di aprire canali all’estero per cercare, selezionare e formare il personale”. 

    Cosa ha osservato Openjobmetis?

    “Openjobmetis lavora nel settore sanitario dal 2006 con una divisione focalizzata in questo ambito. Fino al 2010, il personale infermieristico veniva reclutato principalmente dall’estero – parliamo di circa 2.500 infermieri arrivati soprattutto dall’Est Europa e dal Nord America – canale che si è via via ridotto fino alla riapertura l’anno scorso, in seguito alla pandemia, che ha colto le strutture pubbliche e private assolutamente di sorpresa”.

    Openjobmetis come ha cercato di sostenere la ricerca di personale sanitario che è scoppiata dall’oggi al domani?

    “Inizialmente l’idea è stata quella di andare a reperire personale infermieristico in tutta Italia, in particolare ad inizio pandemia nelle Regioni del Sud, meno colpite. Una volta che la Pandemia si è estesa a tutte le Regioni, abbiamo riattivato i nostri canali con l’estero, in particolare, Albania, Romania e Sud America, area quest’ultima dove sono presenti infermieri con doppio passaporto.

    Il personale infermieristico che arriva dall’estero deve avere un titolo di studio riconosciuto anche dal Ministero della Sanità italiano. Openjobmetis procede con un percorso di formazione gratuito in vista dell’iscrizione all’OPI (Ordine Professionale Infermieri) così da avere la certezza che tutti siano abilitati a lavorare nella maniera più professionale e corretta possibile”.

    In concreto le assunzioni come sono andate e come stanno andando?

    “Ad Openjobmetis è arrivata la richiesta di oltre 300 infermieri e in questo momento siamo riusciti a reclutarne una trentina. Pensiamo di coprire le esigenze, in maniera totale, entro la fine dell’anno. Pensate che complessivamente, la richiesta di personale infermieristico in Italia tocca le 4 mila unità”.

    Cosa prevedete per il futuro? La pandemia ci ha insegnato qualcosa?

    “Sono convinto che dopo la pandemia la richiesta di infermieri resterà comunque costante. Penso che in futuro le strutture mediche non si faranno più cogliere impreparate e per questo monitoreranno la situazione attentamente. Si pensi comunque che una volta finita la fase acuta della pandemia continueranno molte attività come la vaccinazione, il monitoraggio con i tamponi, per cui almeno per alcuni anni non si potrà abbassare la guardia.

    Quindi anche le aziende come la vostra saranno impegnate più del solito nella ricerca e nel recruiting di personale infermieristico…

    “Considerata l’emergenza attuale, il focus è sul reperimento del personale idoneo. Una volta passato questo periodo, la selezione diventerà progressivamente più raffinata con la ricerca di determinate specializzazioni e professionalità. In questo preciso momento storico ci siamo molto affidati, come tutti, alla tecnologia che ha abilitato il nostro lavoro tramite le suite di collaborazione a distanza, sostituendo gli incontri faccia a faccia con i canditati e consentendoci anche di affinare sempre di più la nostra tecnica”.

    Parliamo un po’ di tecnologia: oggi sono state sdoganate la telemedicina, il telemonitoraggio, la cartella clinica è elettronica… il mondo della sanità si sta digitalizzando. Come devono cambiare le figure degli infermieri per operare in questo scenario?

    “Con la pandemia e la distanza hanno preso sempre più piede attività come la telemedicina e il telemonitoraggio, soprattutto per la presa in cura di pazienti con patologie croniche. Oggi si può misurare la pressione e fare ecografie a distanza, fare prelievi in casa e poi mandare i risultati allo studio medico e al paziente, fare i tamponi e ricevere gli esiti tramite email. La cartella clinica è online. Quindi gli infermieri devono essere capaci di gestire questi strumenti e avere anche competenze tecnologiche”.

    Esistono dei corsi o delle certificazioni speciali a livello di Ict per chi intraprende o vorrà intraprendere la carriera infermieristica?

    “Allo stato attuale corsi del genere esistono ma sono ancora poche le persone che conseguono queste specializzazioni. Sicuramente in futuro ci sarà una forte spinta verso il digitale ed è probabile che prenderà sempre più piede. Operare a distanza ha indubbiamente dei vantaggi che non faranno abbandonare il modello anche una volta superata la pandemia, primo tra tutti l’ottimizzazione dei costi legata alla digitalizzazione. È un processo appena agli inizi ma che non si fermerà”.

    Invece più in generale che rapporto hanno gli infermieri con le nuove tecnologie?

    “Certamente occorre fare distinzione tra i giovani neolaureati, che essendo nativi digitali, hanno un rapporto naturale e privilegiato con la tecnologia e non incontrano grandi difficoltà e tra chi invece lavora nel settore già da tempo (i cosiddetti ‘Silver’): loro hanno maturato una forte esperienza sul campo e hanno imparato progressivamente a padroneggiare gli strumenti tecnologici. Chi ha una lunga esperienza, ed è assolutamente fondamentale anche quella, ha più difficoltà ad aprirsi a queste situazioni ma la digitalizzazione è un fiume in piena che travolgerà tutto e tutti dovranno adeguarsi”.

    Altra tematica molto delicata parlando di tecnologia e sanità è quella della protezione dei dati. I dati sanitari oggi sono quelli più sensibili e anche i più appetibili per i cybercriminali. Da questo punto di vista il personale infermieristico è preparato?

    “Un po’ di evangelizzazione legata ai rischi informatici va ancora fatta ma c’è da dire che c’è un’attenzione molto forte a questa tematica perché il problema della riservatezza e della privacy dei dati è arrivato per primo nella sanità”.

    Per finire un focus sulle nuove agevolazioni previste dal piano Sanità 4.0: oggi le aziende ospedaliere e le case di cura sono incentivate a investire in innovazione. Come si sta preparando il personale infermieristico?

    “Indubbiamente il settore sanitario sarà uno degli ambiti dove la digitalizzazione avrà un impatto maggiore. Il nostro Governo, spinto anche dall’Unione Europea e da tendenze globali, sta spingendo molto sull’acceleratore e dobbiamo farci trovare pronti. Oggi servono infermieri capaci di svolgere le attività quotidiane perché ci troviamo in una situazione di emergenza ma in futuro ci sarà una richiesta sempre maggiore di professionalità specializzate e i requisiti che hanno a che fare con la padronanza della tecnologia avranno sempre più valore”.

    Danilo Arcaini infermieri Openjobmetis
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