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    Sei qui:Home»Tendenze»Grandi dimissioni in sanità: servono migliori condizioni di lavoro
    Updated:15 Novembre 2022

    Grandi dimissioni in sanità: servono migliori condizioni di lavoro

    By Redazione BitMAT14 Novembre 20223 Mins Read
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    Secondo il Presidente di Fiaso la soluzione alle grandi dimissioni in sanità è quella di assumere personale e garantire anche migliori gratificazioni economiche.

    Grandi dimissioni in sanità

    Il fenomeno grandi dimissioni non ha risparmiato nemmeno il settore sanitario che, nel 2021, ha perso quasi 3000 medici per dimissioni volontarie dagli ospedali e, circa 2000 tra infermieri e operatori sociosanitari, hanno detto addio alle strutture sanitarie pubbliche.
    Di questo si è parlato al al convegno Great Resignation in sanità organizzato dalla Fondazione Scuola di Sanità pubblica della Regione Veneto all’auditorium di Venezia Mestre, durante il quale ha preso la parola il Presidente di Fiaso, Giovanni Migliore, che ha commentato: “La pandemia da Covid ha solo fatto da innesco al fenomeno delle ‘grandi dimissioni’ in sanità, peggiorando le condizioni di lavoro all’interno degli ospedali, già difficili a causa della mancanza del turn over e degli organici assottigliati da anni di blocco di spesa sul personale”.

    I dati sugli addii degli operatori sanitari elaborati da Fiaso sono quelli dell’Inps, del Conto Annuale del Tesoro e dell’Onaosi, e registrano nel 2021 l’abbandono di 2.886 medici ospedalieri, il 39% in più rispetto al 2020, che hanno deciso di lasciare la dipendenza dal SSN per proseguire la propria attività professionale altrove. Secondo questi dati, la media nazionale dei medici che hanno lasciato il Ssn nello stesso anno è del 2,9%, ma in regioni come la Calabria si sale al 3,8%, e in Sicilia al 5,18%. Nello stesso anno in Lombardia le dimissioni di medici dal Ssn crescono del 43%, triplicano in Liguria, salgono dal 2,04% al 3,29% in Puglia.

    “Ogni anno le aziende sanitarie e ospedaliere perdono medici, infermieri e operatori sanitari che si dimettono e scelgono di lavorare altrove nel privato. Si tratta soprattutto dei professionisti impegnati nei pronto soccorso. Alla base degli abbandoni ci sono le condizioni di lavoro stressanti, dai pesanti turni di servizio con orari poco flessibili ai week end occupati da guardie e reperibilità, e il precariato che si protrae a lungo con stipendi inadeguati rispetto alla media europea. Tutte ragioni direttamente collegate con la carenza di personale”, analizza il Presidente Fiaso, Giovanni Migliore. “Da tempo ormai come Fiaso ribadiamo la necessità di superare il tetto di spesa per il personale, fermo al 2004, per poter procedere con investimenti nelle risorse umane: occorre assumere, anche i medici specializzandi dei primi anni, se necessario, con contratti libero-professionali, per rinforzare gli organici e garantire da un lato, migliori condizioni di lavoro per i dipendenti e dall’altro, un’assistenza più efficiente per i pazienti”.

    Il Presidente Fiaso conclude soffermandosi sui riconoscimenti economici quali rimedi alle grandi dimissioni in sanità e afferma: “All’incremento del personale, va associata una necessaria gratificazione economica, in particolare per chi lavora nei pronto soccorso delle aree più a rischio e più marginali. Ma per recuperare attrattività il servizio sanitario nazionale deve poter garantire agli operatori valorizzazione professionale e benessere organizzativo. Tutto questo si fa investendo risorse economiche nel fondo sanitario nazionale, arrivando almeno all’8% del Pil, e sbloccando i tetti di spesa che ci consentirebbero di assumere a tempo indeterminato i nostri professionisti: è questa la richiesta che rivolgiamo anche al nuovo governo”.

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