Le organizzazioni sanitarie sono ad un punto di svolta. Modernizzando l’infrastruttura IT e sfruttando nuove tecnologie come l’IA, l’assistenza ai pazienti può migliorare radicalmente.
Secondo l’ultimo rapporto di SOTI sul settore sanitario, “Sanità digitale: rischi calcolati e sfide nascoste”, l’81% dei responsabili IT a livello globale – e il 74% in Italia – utilizza l’IA per la gestione dei pazienti. Tuttavia, l’IA sta diventando molto più di uno strumento di supporto amministrativo, in quanto svolge un ruolo sempre più ampio e d’impatto nell’assistenza sanitaria e nella fornitura di cure ai pazienti.
“Sebbene l’adozione della tecnologia e l’integrazione dell’IA stiano avanzando rapidamente nel settore, il nostro ultimo rapporto mostra che il comparto sanitario sta affrontando sfide significative per quanto riguarda la sicurezza dei dati dei pazienti e la gestione dei dispositivi. I sistemi legacy ostacolano l’integrazione tecnologica e creano problemi di conformità”, afferma Shash Anand, SVP Product Strategy di SOTI. “Per ridurre i rischi per i pazienti e migliorare i risultati, il settore deve investire in soluzioni di Enterprise Mobility Management efficaci per la visibilità completa sui dispositivi, l’intelligence operativa e la risoluzione dei problemi da remoto, per contribuire a colmare il ritardo tecnologico”.
Accelerazione dell’IA nell’assistenza ai pazienti
A livello globale, l’utilizzo dell’IA nelle organizzazioni sanitarie è passato dal 61% nel 2024 all’81% nel 2025, evidenziando un notevole cambiamento nelle priorità di budget. L’aspetto più interessante è però il modo in cui l’IA viene applicata ai vari ambiti dell’assistenza sanitaria.
“È la prima volta che l’Italia viene inclusa nel report di SOTI sull’healthcare e i risultati evidenziano una sfida preoccupante per la regione”, ha dichiarato David Parras, Senior Regional Director, Southern Europe di SOTI. “Mentre la sanità digitale avanza rapidamente, molte organizzazioni del settore continuano a fare affidamento su sistemi obsoleti e non integrati, ostacolando il pieno potenziale delle tecnologie emergenti. Per trarre il massimo beneficio dall’innovazione, le organizzazioni sanitarie devono disporre di sistemi di back-end rafforzati in grado di migliorare la produttività e la sicurezza”.
I sistemi legacy limitano il potenziale della tecnologia e aumentano i rischi legati alla sicurezza
A livello globale, il 96% dei responsabili IT (il 92% in Italia) ha segnalato problemi con i sistemi legacy, per l’IoT e la telemedicina. Quasi tutti (il 99% del campione globale e il 98% fra quello italiano) hanno dichiarato che le loro organizzazioni utilizzano dispositivi connessi o soluzioni di teleassistenza. Quest’ultima aiuta a fornire assistenza ai pazienti da remoto, aumentando l’accessibilità, risparmiando tempo e migliorando la comunicazione.
Tuttavia, quasi due terzi delle organizzazioni (65%) utilizzano sistemi non integrati e obsoleti per i dispositivi medici IoT e di teleassistenza. La percentuale più alta si registra in Australia (77%), nel Regno Unito (73%) e in Canada (71%). In Italia la percentuale scende al 58%. Ciò ha un impatto sull’interoperabilità, ad esempio in merito all’accesso ai dati dei pazienti in tempo reale da un unico luogo, e aumentano le vulnerabilità legate alla sicurezza. In particolare, a livello globale, il 59% delle organizzazioni deve affrontare problemi tecnologici o di inattività (il dato italiano si attesta al 47%) e il 45% (in Italia 37%) afferma che i sistemi legacy rendono le reti vulnerabili agli attacchi.
L’adozione di soluzioni EMM integrate è la strada da seguire
Sempre a livello globale, i responsabili IT incontrano diversi ostacoli nella gestione dei dispositivi a causa delle tecnologie obsolete. In particolare, il 38% del personale IT non è in grado di installare e gestire nuovi dispositivi/stampanti (29% in Italia), il 38% non è in grado di fornire assistenza ai dispositivi da remoto/ottenere informazioni dettagliate sui loro problemi (dato che in Italia scende al 29%) e il 39% perde troppo tempo per risolvere i problemi (29% in Italia).
La ricerca ha inoltre rilevato che Regno Unito (47%), Canada (46%) e Australia (43%) hanno avuto il maggior numero di problemi con l’implementazione e la gestione di nuovi dispositivi/stampanti, attestandosi sopra la media globale (39%). È qui che le attuali soluzioni di Mobile Device Management (MDM) falliscono, mentre quelle avanzate di Enterprise Mobility Management (EMM) stanno avendo un impatto rivoluzionario.
A livello globale, la sicurezza dei dati è la principale preoccupazione per il 30% delle organizzazioni sanitarie (23% in Italia), con il 13% delle stesse che dichiara che la gestione della protezione dei dispositivi condivisi è la sfida principale (stessa percentuale del Bel Paese). Complessivamente, quasi la metà (43%) dichiara che i problemi legati alla sicurezza sono la sua principale preoccupazione in ambito IT. In Francia, nel 2024, la pensava così il 25% degli intervistati, percentuale che oggi è salita al 51%. Crescita rilevata anche in Canada, passato dal 39% al 53%, Australia, dal 39% al 53%, e la Germania, dal 24% al 41%.
“La gestione della sicurezza dei dispositivi condivisi rimane una delle principali problematiche IT. Gli MDM di vecchia generazione non sono più in grado di soddisfare le esigenze del complesso ecosistema digitale di oggi”, conclude Stephanie Lopinski, VP Global Marketing di SOTI. “Con un numero maggiore di dispositivi, utenti e lavoratori sul campo, il settore sanitario deve adottare soluzioni EMM per far sì che le attività di implementazione, sicurezza e gestione siano centralizzate. Solo così i responsabili IT potranno garantire operazioni scalabili, sicure e conformi”.
Le organizzazioni sanitarie stanno andando nella giusta direzione. Ma per sfruttare pienamente le tecnologie emergenti, devono ridefinire e riallocare tempo e risorse per aggiornare la propria infrastruttura IT.