Garantire l’equità di accesso alle cure e modernizzare le infrastrutture sanitarie grazie alle nuove tecnologie digitali. Queste alcune tra le priorità emerse dalla quinta edizione dell’Outlook Salute Italia di Deloitte, che ha coinvolto 3.800 cittadini in età adulta residenti in Italia. Nonostante il peggioramento di alcuni servizi del SSN, i presidi di prossimità come le farmacie, la sanità territoriale e il contatto con il sistema di emergenza-urgenza risultano gli elementi più apprezzati, confermandone il loro ruolo fondamentale per i cittadini.
«Nel contesto attuale la digitalizzazione costituisce una leva fondamentale per il futuro del sistema sanitario, ma comporta sfide organizzative e tecnologiche complesse. Lo studio di Deloitte vuole fornire una chiave di lettura strategica sulle molteplici trasformazioni in atto nel comparto salute. È importante porre attenzione ad aspetti ancora critici, in particolare alla percentuale di persone che rinuncia a cure mediche: circa un terzo degli intervistati, con una maggiore incidenza tra le fasce a minore reddito e con un divario evidente per le attività di prevenzione», dichiara Guido Borsani, partner di Deloitte Italia e Government & Public Services Industry Leader.
Esami di laboratorio, visite specialistiche e consulti le prestazioni sanitarie più fruite
Nel 2024 esami di laboratorio (66%), visite specialistiche (65%) e consulti presso il medico di medicina generale (49%) si confermano i servizi più utilizzati, con gli esami di laboratorio che registrano il maggior incremento (+3%). Emerge, tuttavia, un calo generalizzato delle attività di prevenzione (-8 p.p. rispetto allo scorso anno), come la vaccinazione, i pacchetti di check-up completi e le campagne di screening oncologico.
Continua a pesare il divario economico nell’accesso alle cure e nella prevenzione
Nel 2024, il 30% dei rispondenti ha dichiarato di aver dovuto rinunciare alle cure negli ultimi 12 mesi, con un’accentuazione del fenomeno tra chi ha meno disponibilità economiche. Infatti, la quota di chi ha un reddito basso (43%) è più del doppio rispetto a coloro i quali dichiarano un reddito alto (20%). Il divario più marcato resta sulle attività di prevenzione, dove il 55% dei fruitori ha un reddito alto, contro il 35% con reddito basso. Il principale motivo di rinuncia resta quello economico (74%), percentuale in crescita del +5% rispetto alla precedente edizione e del +13% rispetto al 2022. Anche le liste d’attesa rappresentano un ostacolo significativo: sono al secondo posto tra i motivi di rinuncia alle cure, indicate dal 34% degli intervistati.
Il pubblico si conferma la prima scelta per la maggior parte delle prestazioni
Le strutture pubbliche continuano a essere la prima scelta per le attività di prevenzione (49%), gli interventi di chirurgia maggiore (42%), gli esami di laboratorio (37%), gli interventi di chirurgia minore (33%) e le visite specialistiche (29%). Rispetto allo scorso anno, si registra un leggero consolidamento della tendenza a rivolgersi alla sanità pubblica per visite specialistiche, servizi di assistenza domiciliare ed esami di laboratorio. Per la diagnostica strumentale e gli esami di laboratorio, le strutture private convenzionate con il SSN restano una scelta fondamentale (35% in entrambi i casi). Cresce il ricorso alle strutture pubbliche con servizio in libera professione (intramoenia) per gli interventi chirurgici minori ambulatoriali e per i ricoveri in strutture protette.
Le farmacie si confermano attore chiave per il comparto salute
Nel corso dell’ultimo anno, la percentuale di chi dichiara di aver fruito di prestazioni sanitarie presso una farmacia si attesta al 37%. Tra i servizi più richiesti figurano le analisi del sangue (30%), seguiti dai servizi di supporto per le prestazioni del SSN (27%), oltre che dai test Covid-19 (27%). Il livello di soddisfazione complessivo per le prestazioni fruite in farmacia si conferma alto: l’84% degli utenti dichiara la propria soddisfazione (28% “molto soddisfatto” e 56% “abbastanza soddisfatto”).
Accelerazione della trasformazione digitale e diffusione della conoscenza dell’AI in ambito sanitario
Aumenta l’utilizzo del digitale in sanità da parte degli italiani: dal report Deloitte emerge un incremento di chi dichiara di aver prenotato una prestazione sanitaria online (58%, +4%), di aver condiviso referti digitalmente (48%, +3%), aver ricevuto un referto tramite un canale digitale (59%, +1%) o utilizzato canali digitali per informarsi o scegliere un professionista o una struttura sanitaria a cui rivolgersi (39%, +1%). Inoltre, aumenta la conoscenza del campione rispetto all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in ambito sanitario (+3% rispetto alla scorsa rilevazione) e il 56% dei rispondenti dichiara di aver sentito parlare di AI a supporto delle attività cliniche (quali la diagnosi, la terapia, la prognosi e il monitoraggio del paziente).
«La trasformazione digitale nel settore sanitario rappresenta una sfida strategica per il Paese, poiché consente di migliorare l’efficienza, la qualità e l’accessibilità delle cure, orientando il sistema verso un modello più sostenibile, centrato sulle esigenze del paziente e capace di rispondere alle necessità di una popolazione sempre più longeva. Oltre all’innovazione tecnologica, è indispensabile investire nella formazione e nella collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema salute. È essenziale adottare un approccio culturale e organizzativo che favorisca consapevolezza e competenze, al fine di gestire efficacemente i processi e le soluzioni introdotte dalla digitalizzazione», commenta Luca Achilli, Partner di Deloitte Italia e Health and Human Services Sector Leader.
Fascicolo sanitario elettronico: conoscenza e utilizzo in crescita, lo usa 1 italiano su 2
Il livello di conoscenza complessiva nel Paese registra ad oggi un +9% rispetto alla scorsa rilevazione e addirittura un +24% rispetto al periodo pre-pandemia, con le regioni del Nord che raggiungono picchi intorno al 90%. L’utilizzo cresce del +5%, con il 49% degli intervistati che lo ha usato nell’ultimo anno – principalmente per consultare referti e ricette (87%), prenotare visite o altre prestazioni (44%) e accedere a servizi di tipo amministrativo come il cambio del medico di medicina generale (28%). La soddisfazione tra gli utenti rimane elevata (91%), con differenze territoriali (al Sud non supera il 79%). Emerge il ruolo cruciale del medico di medicina generale come promotore del FSE: in più di un terzo dei casi, quest’ultimo ne ha incoraggiato l’utilizzo e nel 56% dei casi vi ha fatto ricorso direttamente per assistere i propri pazienti.
Medico di medicina generale: pilastro della sanità territoriale
Il medico di medicina generale si conferma fondamentale, soprattutto per la popolazione anziana, dove la maggior parte degli over 65 si è rivolta al proprio medico nel corso dell’ultimo anno. L’accesso alle sue prestazioni avviene prevalentemente tramite canali tradizionali: la prenotazione telefonica si conferma la modalità di accesso principale per quasi la metà degli italiani (49%). Tuttavia, il fronte digitale si rivela in progressiva diffusione: il 31% di pazienti si affida a e-mail e il 14 % ad app e piattaforme dedicate.
«Il report Deloitte evidenzia un sistema sanitario valutato nel suo complesso positivamente dai cittadini, ma che necessita di attenzione su fenomeni come le liste di attesa, che richiedono interventi prioritari sulla programmazione e riorganizzazione dell’offerta territoriale, oltre a politiche efficaci di governo della domanda. I medici di medicina generale, in quanto punto di riferimento sul territorio, sono figure umane e professionali essenziali per il benessere e la qualità della vita delle persone, ma anche per tracciare nuove traiettorie nel sistema della salute, come dimostra il loro ruolo attivo nel promuovere presso i pazienti l’utilizzo di tecnologie quali il fascicolo sanitario elettronico», afferma Davide Lipodio, Partner Deloitte Italia e Health Care Leader per il Life Sciences and Health Care.
