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    Sei qui:Home»Tendenze»Patologie croniche: qualcosa sta per cambiare nella gestione dei pazienti

    Patologie croniche: qualcosa sta per cambiare nella gestione dei pazienti

    By Redazione BitMAT16 Maggio 20257 Mins Read
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    Si è tenuto a Roma un interessante confronto tra istituzioni ed esperti sulle prossime strategie da attuare per la gestione dei pazienti con patologie croniche

    patologie-croniche

    La salute pubblica è chiamata ad affrontare nuove sfide legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente incidenza delle cronicità. La diffusione delle patologie croniche è uno degli indicatori utilizzati per valutare lo stato di salute di una popolazione, in particolare in Paesi come l’Italia, con un’elevata aspettativa di vita. Secondo gli ultimi dati Istat, più del 40% della popolazione italiana è affetta da almeno una patologia cronica, più del 20% da due o più. Tra gli over 74 la percentuale supera l’85%.

    In questo contesto, la scorsa settimana si è tenuta a Roma un’importante iniziativa intitolata “La gestione del paziente cronico nel territorio: prevenzione, innovazione e sostenibilità”, che ha riunito Professionisti Sanitari, Referenti Istituzionali, Società Scientifiche, Ordini Professionali e Rappresentanti di organizzazioni civiche per promuovere un dialogo tra tutti gli stakeholder orientato al miglioramento della gestione dei pazienti cronici e fragili e alla costruzione di ipotesi di lavoro per una gestione della cronicità più efficace, equa e sostenibile per il futuro.

    Migliorare i trattamenti è l’obiettivo prioritario

    Dopo gli interventi istituzionali di apertura, la prima sessione, alla quale sono intervenuti AIFA, Società Scientifiche e Cittadinanzattiva, è stata dedicata a diagnosi precoce, aderenza terapeutica e persistenza nelle cronicità, guardando allo stato dell’arte e agli obiettivi futuri.

    Nel corso del panel dedicato alla gestione delle patologie croniche si è registrato un ampio consenso sulla necessità di promuovere il miglioramento dell’aderenza ai trattamenti, che può incidere in maniera significativa sulla riduzione di complicanze e recidive, degli eventi acuti che comportano ricoveri ospedalieri e della mortalità. Tutto questo ha bisogno di poter contare, tra l’altro, su una più efficace continuità della presa in cura, a partire da tempi adeguati alla relazione medico-paziente, e su un rinnovato impegno per l’integrazione tra medicina specialistica e generale, tra ospedale e territorio, che dovrebbe qualificare la transizione in corso verso un nuovo modello di assistenza territoriale. Per la valutazione del raggiungimento di obiettivi specifici di policy, anche da parte dei medici, si richiede, inoltre, l’inclusione di indicatori diretti di aderenza e persistenza tra quelli monitorati.

    In questo primo panel sono intervenuti: Armando Magrelli, Dirigente Ufficio Ricerca Indipendente AIFA; Raffaella Buzzetti, Presidente SID; Riccardo Candido, Presidente AMD; Francesco Dentali, Presidente FADOI; Claudio Micheletto, Presidente AIPO; Fabrizio Oliva, Presidente ANMCO, Pasquale Perrone Filardi, Presidente SIC; Alessandro Rossi, Presidente SIMG; Silvestro Scotti, Segretario Generale Nazionale FIMMG; Valeria Fava, Responsabile delle Politiche Area Salute Cittadinanzattiva.

    Gestione delle patologie croniche: qualcosa deve cambiare

    Secondo le Società Scientifiche, l’aderenza terapeutica rappresenta oggi il vero termometro della qualità del nostro Servizio Sanitario Nazionale: non è responsabilità del paziente, ma esito diretto dell’organizzazione delle cure. I dati OSMED parlano chiaro: fino al 50% dei pazienti affetti da patologie croniche non segue correttamente le terapie, con tassi di aderenza che precipitano al 43% per dislipidemici e poco sopra il 50% per antipertensivi e anticoagulanti.

    La scarsa aderenza comporta, inoltre, un aumento dei ricoveri ospedalieri tra il 30% e il 50%, un costo di oltre un miliardo di euro in farmaci prescritti ma non usati e un impatto clinico importante, con oltre 47.000 decessi evitabili in Italia per patologie cardiovascolari. Ma numeri altrettanto significativi riguardano il diabete, che pure fa registrare lievi miglioramenti nel corso degli ultimi anni, e le patologie respiratorie. È necessaria una presa in carico integrata, che superi il modello “a silos” tra ospedale e territorio. Si propone, quindi, un approccio che coniughi educazione terapeutica, modelli organizzativi condivisi e strumenti digitali interoperabili. Infine, le Società Scientifiche intervenute hanno ribadito la volontà di “lavorare per una sanità che non si limiti a curare, ma che accompagni davvero i pazienti nella gestione delle loro patologie croniche”.

    Le opportunità offerte dalla digitalizzazione

    La seconda sessione della giornata ha riguardato la “Gestione delle Patologie Croniche: Politiche Sanitarie e Programmazione per un Futuro Condiviso”.

    Il confronto ha confermato che una maggiore aderenza alle terapie, oltre a migliorare i risultati clinici per i pazienti, quindi stato di salute, evoluzione delle patologie croniche e qualità della vita, può contribuire a ridurre significativamente anche i costi complessivi, diretti e indiretti, e alla sostenibilità generale del SSN. Studi recenti stimano che per ogni aumento del 10% dell’aderenza terapeutica si potrebbe ottenere una riduzione sino al 9% dei costi sanitari annuali totali.

    La riflessione si è soffermata sulle opportunità offerte dalla digitalizzazione nella gestione delle cronicità, con particolare attenzione per il supporto alla gestione integrata e alla continuità della presa in cura, oltre che al buon uso dei dati (anche grazie alla IA), nell’ottica di politiche di health population management. Solo il 43% dei medici di medicina generale utilizza regolarmente strumenti di telemedicina, mentre la tele-visita è ancora un evento occasionale per il 25% degli operatori.

    Gestione dei pazienti affetti da patologie croniche: qualcosa deve cambiare

    La terza e ultima sessione della giornata è stata dedicata a “Patologie croniche e territorio: coinvolgimento attivo del paziente e digitalizzazione”.

    Il panel si è soffermato sulla necessità di cambiamenti significativi nella relazione tra le diverse figure professionali del SSN coinvolte nella presa in cura delle cronicità e cittadini. È stato ribadito che una parte delle energie e delle risorse necessarie a guidare il cambiamento necessario dovranno essere orientate ad una robusta attività di empowerment, che riguarda tutti, specialisti, medici di medicina generale, infermieri, farmacisti, così come i rappresentanti delle Organizzazioni dei pazienti.

    Ad aprire i lavori lo speech della Prof.ssa Cristina Masella (Politecnico di Milano), che ha posto l’attenzione su come un sistema sanitario digitale e integrato possa migliorare la prossimità al paziente e la presa in cura delle cronicità, sottolineando il ruolo chiave dell’innovazione tecnologica nella riorganizzazione dell’assistenza.

    A seguire, la tavola rotonda “Dialogo e confronto tra Rappresentanti degli Enti e degli Ordini Professionali”, che si è concentrata, in particolare, sul ruolo che i diversi attori sono chiamati a svolgere nei nuovi modelli della sanità territoriale per concorrere alla realizzazione di un SSN più adeguato ai nuovi bisogni di prevenzione, cura e assistenza, in grado di cogliere tutte le opportunità messe a disposizione dall’innovazione tecnologica e organizzativa.

    Hanno partecipato al dibattito: Antonino Amato, Consigliere FNOPI; Tiziana Nicoletti, Responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva; Ovidio Brignoli, Presidente Fondazione SIMG; Alfredo Procaccini, Vicepresidente Federfarma; Andrea Mandelli, Presidente FOFI.

    Dichiarazioni

    “In Italia, una mancata aderenza alle terapie nelle patologie croniche può generare fino a 2 miliardi di euro di costi sanitari aggiuntivi ogni anno. Tuttavia, oltre all’impatto economico, c’è un costo umano: peggioramento degli esiti, diseguaglianze, aumento dei ricoveri evitabili”, ha dichiarato Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del SSN del Ministero della Salute. “Per questo, dalla Programmazione sanitaria stiamo lavorando a un modello predittivo di presa in carico, che tracci in modo strutturato l’effettiva adesione del paziente al trattamento, integrando dati clinici, prescrittivi e di outcome. Solo così possiamo spostare il focus dalla spesa alla salute generata e premiare davvero chi lavora per migliorare l’aderenza”.  

    “L’ecosistema dei dati sanitari, che sarà operativo dal 2026, raccoglierà anche le informazioni provenienti dalla telemedicina e consentirà, finalmente, una visione sistemica e interoperabile della presa in carico del paziente”, ha spiegato Alice Borghini, Dirigente UOSD “Sanità Digitale e Telemedicina” AGENAS. “Tuttavia, la vera sfida è organizzativa e culturale: dotare i professionisti di strumenti che si integrino nel flusso di lavoro quotidiano. Oggi molti software non dialogano tra loro e ostacolano il pieno utilizzo del potenziale digitale. AGENAS è impegnata nel semplificare, uniformare e rendere operativa la sanità digitale, partendo dalle esigenze di chi lavora sul campo”.

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