Da diverso tempo ormai il settore sanitario si trova sotto pressione. La crisi che sta attraversando il comparto non accenna a migliorare, anzi. Una risposta a tutto questo però c’è e si chiama Intelligenza Artificiale.
L’intelligenza artificiale (IA) è ormai una priorità per il settore sanitario. Il 46% dei professionisti sanitari teme che non adottarla significhi perdere l’opportunità di effettuare diagnosi e interventi precoci; un altro 46% la considera una soluzione al burnout causato da compiti amministrativi; mentre il 42% è preoccupato per l’aumento delle visite arretrate.
È il quadro che emerge dal decimo rapporto annuale Future Health Index di Royal Philips, specialista mondiale nell’health technology, che ha raccolto le testimonianze di oltre 2.000 professionisti sanitari e pazienti a livello globale per rilevare i principali trend attuali e futuri del settore.
Settore sanitario: una crisi urgente da affrontare
Uno scenario comune anche all’Italia dove i ritardi nelle visite rappresentano un problema di grande rilievo: secondo il Rapporto annuale 2025 dell’Istituto nazionale di statistica – ISTAT, nel 2024 un italiano su dieci – pari a quasi 6 milioni di persone – ha rinunciato a visite o esami specialistici a causa delle lunghe liste di attesa, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente. Questi diffusi ritardi hanno conseguenze sulla salute dei pazienti.
A livello globale, come emerge dal Future Health Index 2025, i pazienti attendono quasi due mesi o più per avere un consulto specialistico. La conseguenza è che nel 33% dei casi le condizioni di salute sono peggiorate e un paziente su quattro è finito in ospedale. Inoltre, il 31% dei pazienti con patologie cardiovascolari è stato ospedalizzato prima ancora di vedere uno specialista.
Oggi le soluzioni di intelligenza artificiale aiutano il settore sanitario a ridurre sia i tempi di un esame diagnostico – 3x faster imaging speed nella risonanza magnetica – sia il processo di refertazione a supporto dei clinici, contribuendo ad abbattere le liste d’attesa.
Philips Future Health Index 2025
Secondo i professionisti sanitari interpellati, l’intelligenza artificiale può essere la chiave per innovare il settore sanitario, con un impatto positivo sui pazienti. Il 78% ritiene infatti che grazie all’AI sia possibile aumentare la capacità di gestire più persone, ridurre i tempi di attesa (per il 76% del campione) e gestire al meglio il triage (77%). L’AI consentirebbe, inoltre, di automatizzare compiti ripetitivi (per 84% degli intervistati) oltre a permettere una migliore gestione dei dati e dei flussi di lavoro che saturano i sistemi sanitari di tutto il mondo. Il 34% degli operatori sanitari, infatti, dichiara di perdere in media quattro settimane all’anno, in termini di tempo da dedicare ad attività cliniche, a causa di dati del paziente incompleti o inaccessibili.
Tuttavia, dall’indagine è emerso anche come la mancanza di fiducia in queste nuove tecnologie rischi di rallentarne i progressi, proprio nel momento in cui l’innovazione è necessaria.
Sebbene i professionisti del settore sanitario siano generalmente ottimisti (il 79%) sui benefici dell’AI, lo studio ha evidenziato che solo poco più della metà dei pazienti (il 59%) ha fiducia nell’intelligenza artificiale. La principale preoccupazione è che un uso pervasivo delle tecnologie digitali possa rendere l’assistenza sanitaria meno personale, con meno occasioni di interagire di persona con il personale medico.
In generale, i pazienti vogliono che l’intelligenza artificiale funzioni in modo sicuro ed efficace, riducendo gli errori, migliorando i risultati, consentendo cure più personalizzate e con un approccio più umano. Mentre l’intelligenza artificiale rimodella l’assistenza sanitaria, costruire la fiducia è essenziale per fornire innovazioni salvavita più rapidamente e su larga scala.
Dichiarazioni
“I recenti dati Istat ci dicono che un italiano su dieci ha rinunciato a visite o esami a causa delle lunghe liste d’attesa. Un problema che non riguarda solo il nostro Paese, come emerge dallo studio promosso da Philips”, ha dichiarato Andrea Celli, managing director Philips Italia, Israele e Grecia. “Senza un’azione urgente e di fronte alla carenza prevista nel mondo di undici milioni di operatori sanitari entro il 2030, milioni di persone potrebbero non ricevere cure tempestive. Mentre il settore sanitario a livello globale affronta pressioni crescenti, l’intelligenza artificiale sta rapidamente emergendo come un potente alleato sia per ridurre i tempi di un esame diagnostico, sia per rendere più efficiente il lavoro dei clinici e i percorsi di cura. È tempo di cogliere le enormi opportunità che la tecnologia e l’IA ci offrono, continuando a investire in innovazione. Perché la salute è un diritto di tutti e va preservato”.
“Per realizzare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale, è necessario che i quadri normativi evolvano, trovando un equilibrio tra rapida innovazione e solide garanzie, per garantire la sicurezza dei pazienti e favorire la fiducia tra i professionisti”, sostiene Shez Partovi, chief innovation officer di Philips. “Entro il 2030, l’intelligenza artificiale potrebbe trasformare il settore sanitario automatizzando le mansioni amministrative e potenzialmente raddoppiando la capacità di assistere i pazienti ai pazienti il numero di pazienti. I tutto mentre agenti AI assistono, apprendono e si adattano insieme agli operatori sanitari. Per questo motivo, è fondamentale progettare l’IA mettendo le persone al centro: sviluppandola in collaborazione con i clinici e garantire sicurezza, equità e rappresentatività, per guadagnare fiducia e apportare un impatto reale nella cura dei pazienti”.