La malattia di Alzheimer e le demenze rappresentano un problema sempre più rilevante di salute pubblica, con impatti crescenti sui sistemi sanitari e sociali: la gestione di questa patologia costituisce una sfida cruciale per il futuro del nostro sistema sanitario. Grazie ai recenti sviluppi nella ricerca ed alla registrazione di terapie innovative, già in uso nelle pratiche cliniche dei Paesi più all’avanguardia a livello mondiale, siamo oggi di fronte ad una svolta epocale che apre una nuova era di speranza per i pazienti, anche nel nostro Paese.
In Italia si stima che oltre un 1,2 milioni di persone convivano con una demenza, di cui circa 600.000 con malattia di Alzheimer, con più di 4 milioni di familiari che assolvono al ruolo di caregiver. Con il progressivo invecchiamento della popolazione, questi numeri sono destinati a crescere sensibilmente nei prossimi anni. Ma il Paese è pronto per affrontare questa nuova sfida?
In questo contesto è stata presentata oggi in Senato con una conferenza stampa – su iniziativa di Guido Quintino Liris, Membro della V Commissione permanente Bilancio del Senato della Repubblica e alla presenza di numerosi rappresentanti istituzionali – un’indagine conoscitiva sullo stato della rete nazionale Alzheimer. L’obiettivo è raccogliere dati, testimonianze ed analisi per verificare il grado di prontezza del Servizio Sanitario Nazionale nella presa in carico dei pazienti e per orientare futuri interventi legislativi. L’indagine mira, inoltre, a definire le azioni necessarie per garantire l’integrazione delle terapie già disponibili in altri Paesi (come USA, Cina, Giappone e Australia) nel SSN italiano ed a proporre un modello di governance uniforme che riduca le disuguaglianze oltre che assicurare un accesso equo e tempestivo ai percorsi di diagnosi, cura ed assistenza.
“L’Alzheimer rappresenta una delle più grandi sfide del nostro tempo, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche sociale, economico e umano” commenta Guido Quintino Liris. “Oggi più che mai è necessario un impegno condiviso per costruire una nuova governance nazionale capace di garantire equità, tempestività e qualità nei percorsi di diagnosi, cura e assistenza”.
L’Italia conta oltre 600.000 persone affette da Alzheimer e circa 3 milioni di familiari e caregiver che ogni giorno vivono l’impatto di questa malattia. A loro dobbiamo risposte concrete e un sistema sanitario pronto ad accogliere i progressi scientifici e terapeutici più recenti.
Solo attraverso un approccio integrato tra istituzioni, comunità scientifica e società civile potremo affrontare davvero questa sfida e garantire a ogni persona con Alzheimer un percorso di cura dignitoso e sostenibile.
L’iniziativa nasce dalla consapevolezza della necessità di aggiornare il quadro di governance e di rafforzare la capacità organizzativa del sistema, adottando un approccio sistemico che integri prevenzione, diagnosi precoce, accesso alle innovazioni terapeutiche e presa in carico sul territorio. Il Piano Nazionale Demenze del 2014, infatti, se a suo tempo ha rappresentato un passo avanti importante, oggi mostra evidenti limiti rispetto alle esigenze attuali: non tiene conto, ad esempio, delle innovazioni e dei progressi in ambito diagnostico e terapeutico né delle attuali sfide demografiche. Di conseguenza, la mancanza di linee guida aggiornate ed integrate con le nuove tecnologie ed approcci terapeutici limita la capacità dei professionisti sanitari nella fornitura di cure adeguate.
“Su questo tema” commenta Alessandro Padovani, già Presidente della Società Italiana di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Brescia “ci sarebbe molto da dire, ma potremo cominciare con il modello delle reti oncologiche ovvero di un sistema che permetta di definire livelli di complessità dal territorio al centro HUB che prevede lo sviluppo di gruppi multidisciplinari in grado di gestire la complessità delle nuove terapie biologiche e personalizzate e focalizzati sulla cura integrata del paziente in ottica olistica e di benessere a 360 gradi”.
L’indagine prevede una serie di audizioni che coinvolgeranno Ministero della Salute, Ministero dell’Università e della Ricerca, Conferenza delle Regioni, AIFA, Istituto Superiore di Sanità, AGENAS, società scientifiche, associazioni di pazienti ed esperti di settore e sarà avviata tra gennaio e febbraio 2026.
“La risposta alla sfida dell’Alzheimer passa da un dialogo costante tra pubblico e privato, fondato sulla condivisione di conoscenze” commenta Adele Patrini, Presidente di Fondazione per la Sostenibilità Sociale. “È per questo che la Fondazione si pone anche come ponte tra il mondo delle aziende e quello delle istituzioni, favorendo un confronto trasparente e costruttivo che metta al centro il paziente e la qualità delle cure. Collaboriamo da tempo con il cluster Neuro e con aziende come GE HealthCare ed Eli Lilly che, insieme, rappresentano un modello virtuoso di alleanza tra ricerca, innovazione e istituzioni. Modello che si pone l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una governance nazionale capace di valorizzare l’innovazione a favore dei pazienti”.
Ponte che vede due aziende in prima linea per la diagnosi e cura dell’Alzheimer e che hanno nel loro DNA un obiettivo comune: il benessere del paziente.
“Oggi abbiamo visto un esempio concreto di come le Istituzioni, i clinici e le aziende possano fare squadra per migliorare la vita dei pazienti” ha commentato William Vaccani, General Manager Pharmaceutical Diagnostics di GE HealthCare Italia. “La diagnostica per immagini gioca un ruolo fondamentale nel percorso terapeutico dei pazienti affetti da malattia di Alzheimer. In questo contesto, GE HealthCare investe nell’innovazione tecnologica e farmaceutica in ambito PET e Risonanza Magnetica per portare soluzioni a supporto dei pazienti e dei loro caregiver”.
“L’Alzheimer è oggi una delle principali priorità di salute pubblica, con enormi ricadute sociali che gravano su famiglie e comunità locali” – ha dichiarato Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access Italy Hub – Lilly. “Da oltre trent’anni Lilly è in prima linea nella ricerca di opzioni terapeutiche per questa patologia. È fondamentale intervenire precocemente: una diagnosi precoce può restituire tempo e qualità di vita. Ecco perché – oggi più che mai – è necessaria una forte sinergia tra pubblico e privato per implementare diagnosi e presa in carico precoce, collaborando nello sviluppo di nuovi modelli sanitari che rendano accessibile l’innovazione terapeutica a tutti coloro che sono ancora in attesa di una speranza di cura”.
