La Giornata Mondiale del Terapista Occupazionale, celebrata il 27 ottobre e promossa dalla World Federation of Occupational Therapists (WFOT), rappresenta un’occasione per riflettere sul valore sociale e sanitario di questa professione, fondamentale nel promuovere inclusione, autonomia e benessere. Il tema del 2025, “Occupational Therapy in Action”, richiama l’impegno concreto dei terapisti nel favorire la partecipazione delle persone alle attività che danno significato e direzione alla vita quotidiana. Per l’occasione, AITO, Associazione Italiana di Terapia Occupazionale, ha organizzato, in collaborazione con l’Ordine TSRM-PSTRP Cesena-Forlì-Rimini, il convegno “Occupational Therapy in Action: Presente Attivo, Futuro Sostenibile”, che ha visto la presenza di professionisti provenienti da tutta Italia e ha affrontato temi caldi: nuovi modelli di cura territoriale, tecnologie digitali, inclusione sociale e formazione universitaria.
L’introduzione di strumenti digitali, realtà virtuale e teleriabilitazione sta inoltre ampliando le possibilità di accesso ai servizi, permettendo continuità terapeutica anche a distanza. Nella sua lectio magistralis, Barbara Volta ha evidenziato come l’uso consapevole della tecnologia possa garantire prossimità, innovazione e personalizzazione degli interventi, incoraggiando i professionisti a superare un approccio meramente prescrittivo per diventare agenti del cambiamento.
Tra gli interventi, Alessandro Lanzoni ha presentato una prospettiva innovativa sulla presa in carico delle persone con demenza. Attraverso programmi come COTiD e TAP, la Terapia Occupazionale si dimostra in grado di migliorare la qualità della vita, ridurre il carico emotivo dei caregiver e prevenire la perdita di autonomia, restituendo senso alle esperienze quotidiane. Il modello COPE, che integra l’intervento dei terapisti con quello infermieristico, incarna lo spirito collaborativo richiesto dal DM 77, dimostrando l’efficacia di un approccio domiciliare e comunitario, attento non solo agli esiti clinici ma anche alla sostenibilità economica e sociale.
Il tema della sostenibilità è stato ripreso da Devis Trioschi, che ha illustrato i risultati di quasi mille valutazioni che evidenziano l’efficacia dei percorsi di adattamento ambientale condotti dai terapisti occupazionali, con ricadute positive sulla qualità di vita e sui costi assistenziali. Ha inoltre sottolineato come, per la WHO, gli ausili e le soluzioni per l’accessibilità rappresentino diritti inalienabili.
Sara Cavicchia ha approfondito il ruolo della Terapia Occupazionale nella costruzione di contesti partecipativie nell’attivazione di processi di cambiamento per bambini con disturbi dello spettro autistico, mettendo in luce l’importanza della motivazione e dell’adattamento delle attività per favorire la crescita, superando il solo insegnamento di abilità.
Elena Merighi e Maria Teresa Mascia hanno invece mostrato l’impatto positivo della professione in ambito reumatologico, confermando la trasversalità della disciplina e la sua capacità di adattarsi a differenti bisogni clinici e sociali.
Come ha sottolineato Michela Grande (UILDM), durante la tavola moderata da Margherita Schiavi l’accesso alla Terapia Occupazionale non può dipendere dal luogo di nascita o dalla disponibilità delle strutture. Ogni persona con disabilità deve poter contare su percorsi riabilitativi adeguati e continuativi. «Non si tratta solo di salute — ha ricordato Grande — ma di dignità, di partecipazione, di futuro». Le evidenze scientifiche richiamate nel corso del convegno rafforzano l’importanza del Terapista Occupazionale in molteplici contesti. La World Health Organization (WHO) riconosce da tempo questo professionista come elemento essenziale dei team e ne evidenzia il contributo al raggiungimento della Copertura Sanitaria Universale (UHC), invitando gli Stati a rafforzarne la presenza nei servizi sanitari.
All’incontro hanno portato il loro contributo anche Luca Pestelli, Germano Pestelli, Antonino D’Aietti, Domenico D’erasmo concordando sulla necessità di una presa in carico precoce e del terapista occupazionale nella continuità di cura, di modo da favorire un rientro efficace non solo al domicilio ma nella comunità.
Al convegno ha partecipato inoltre la Presidente della Commissione d’Albo terapisti occupazionali Michela Bentivegna che ha rimarcato l’importanza della collaborazione e della condivisione di obiettivi tra la Commissione e l’Associazione tecnico-scientifica.
La presidente Gabriella Casu, nelle conclusioni, ha sottolineato che ogni azione riabilitativa capace di restituire indipendenza contribuisce alla costruzione di una società più giusta. «La partecipazione non si concede, si riconosce» — ha ricordato — ribadendo che ogni intervento volto a promuovere voce, ruolo sociale e autodeterminazione è al tempo stesso terapeutico e politico.
Il convegno è stato dedicato alla memoria di Ettore Muffo, figura di riferimento nella storia della Terapia Occupazionale in Italia, che con il suo impegno ha contribuito alla crescita e alla qualificazione della professione.
La celebrazione del 27 ottobre diventa quindi più di una semplice ricorrenza: è un invito collettivo a riconoscere il valore della Terapia Occupazionale come strumento di salute pubblica, inclusione e cittadinanza attiva.
