Quali siano gli elementi che influiscono negativamente sull’efficacia di una campagna di screening? Quale è in media il grado di risposta dei cittadini e come si può aumentare?
A queste domande tenta di dare una risposta Vincenzo Giannattasio Dell’Isola, Amministratore Delegato Dedalus Italia, che illustra l’esperienza della Puglia che emerge come best practice.
Buona lettura!
Screening oncologico e tecnologia, il caso Puglia
Che la tecnologia possa influenzare in modo positivo gli esiti di una campagna di prevenzione è opinione condivisa. Si tratta di una questione non solo clinica ma principalmente organizzativa che ha un forte impatto sulla sostenibilità economica del sistema. Un investimento tecnologico attuato su premesse non corrette, infatti, non solo vanifica l’investimento in sé, ma determina a cascata costi elevati in termini economici e di vite. Una campagna di screening efficace consente invece diagnosi precoci che si trasformano in minori costi di degenza, ricorsi a terapie chirurgiche e riabilitative. Consente di salvare vite.
Capire quindi quali siano gli elementi che influiscono negativamente sull’efficacia di una campagna e sul grado di risposta dei cittadini è il primo passo per poter indirizzare e utilizzare la tecnologia nel modo più appropriato. Senza l’analisi del problema, la sola tecnologia non basta e anzi può essere controproducente.
La Regione Puglia è una delle prime che ha avviato un processo di riorganizzazione e potenziamento degli screening oncologici già a partire dal 2020, partendo dalla consapevolezza che i sistemi stessi di comunicazione ai cittadini e i protocolli operativi potevano essere perfezionati. Individuare il problema è stato il primo passo, dunque. Bisognava migliorare l’accesso, aumentare l’adesione della popolazione e, in generale, ottimizzare le performance.
In un contesto nazionale in cui la partecipazione agli screening appare ancora disomogenea, il caso pugliese rappresenta un modello virtuoso, replicabile su altri territori. Questo risultato è frutto anche della riorganizzazione dei servizi sanitari post-Covid che ha trovato nella digitalizzazione un alleato strategico.
Nonostante non si possa ancora parlare di una vera e propria rivoluzione nel comportamento dei cittadini è ormai evidente che una prevenzione moderna, organizzata e realmente efficace non può prescindere da una gestione informatizzata.
Grazie a una struttura tecnologica in grado di individuare con precisione le aree e le fasce di popolazione meno inclini a partecipare ai programmi di prevenzione e all’integrazione con la piattaforma di comunicazione multicanale è stato compiuto un significativo salto di qualità nella presa in carico dei cittadini nei programmi di screening, con evidente beneficio sui livelli di estensione e di applicazione degli stessi.
Per dare qualche numero, in tre anni lo screening mammografico ha raggiunto il 90% della popolazione bersaglio (nel 2021 eravamo sotto il 65%) con una percentuale di adesione che nel 2022 è stata del 53% e che oggi, considerando i dati del solo primo semestre del 2025, sfiora il 60%. Allo stesso modo, è quasi triplicata la copertura della popolazione raggiunta dalla campagna di screening per il cancro alla cervice uterina dal 2021 ad oggi con una percentuale di adesione aumentata di 8.5 punti percentuali considerando sempre soltanto i primi 6 mesi del 2025. Anche per quanto riguarda lo screening del colon retto i risultati confermano un trend positivo, con l’estensione passata da poco più del 40% nel 2021 a oltre il 100% nel 2024, segno di una copertura ormai totale della popolazione target, e con un tasso di adesione in crescita, stabile attorno al 24% nel primo semestre del 2025. L’innovazione è quindi in grado di educare i cittadini ad una maggiore consapevolezza e responsabilità nei confronti della prevenzione e può migliorare i servizi a loro destinati, intercettando, come in questo caso, chi può essere maggiormente a rischio. Gli investimenti in innovazione digitale a supporto della prevenzione e della promozione della salute stanno determinando risultati tangibili in termini di miglioramento della partecipazione consapevole delle persone ai programmi di prevenzione e un impatto positivo sulla salute individuale e collettiva. A valle di questo processo, riducendo mortalità, degenze e migliorando la qualità della vita delle persone avremmo dato un senso a un investimento in tecnologia che senza l’analisi del bisogno avrebbe rischiato di essere solo un costo.
di Vincenzo Giannattasio Dell’Isola, Amministratore Delegato Dedalus Italia
