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    Sanità del futuro: quali sfide?

    By Redazione BitMAT9 Novembre 20235 Mins Read
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    Accessibilità, finanziamenti e digitalizzazione: presentiamo un sondaggio per riflettere sulle sfide della sanità del futuro con NET-HEALTH

    NET-HEALTH-sanità del futuro

    LS Cube presenta i risultati del sondaggio, elaborato da Youtrend/Quorum per il progetto NET-HEALTH, Sanità in rete 2030, il policy enabler ideato nel 2021 da LS Cube, lo studio legale i cui soci vantano oltre 25 anni di esperienza nel settore delle Life Sciences, finalizzato a creare una piattaforma di discussione e condivisione di idee, temi e punti di vista provenienti da tutti i soggetti del mondo sanitario. “Partendo dal dare voce ai diversi stakeholders del sistema salute – commenta Rosanna Sovani, Partner di LS CUBE – e collaborando con esperti della materia, l’obiettivo del progetto è fornire un contributo concreto nel disegno delle politiche sanitarie del futuro, elaborando delle proposte tecnico-giuridiche, volte a contribuire alla messa a terra di soluzioni di policy per un sistema sanitario sostenibile e universalistico.” Il progetto, i cui lavori sono ospitati dall’Intergruppo parlamentare “Innovazione e sostenibilità” copresieduto dai Senatori Francesco Zaffini e Daniele Manca, si avvale di partner scientifici, quali l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma,  Altems Advisory, spinoff dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e l’Osservatorio sul Welfare della LUISS Business school, realizzato con il contributo non condizionante di Exact Sciences, Gilead Sciences, Roche e Sanofi.

    Accessibilità alle cure ed efficienza organizzativa, ambiti di investimento/finanziamento del SSN e digitalizzazione: questi i tre temi principali del sondaggio, sottoposto nel 2023 a parlamentari, consiglieri regionali e cittadini, su cui saranno elaborati dei documenti tecnici da tre tavoli di lavoro, guidati dai partner scientifici.

    Nel sondaggio, per quanto attiene al tema dell’organizzazione del SSN, il primo elemento a emergere è quello che riguarda l’accessibilità e l’uniformità di cure sul territorio nazionale. Il 70% della popolazione intervistata dichiara di non avere particolari problemi nel contattare il medico di base, mentre il 69% dice di essere molto preoccupato di non potersi permettere l’assistenza sanitaria in caso di necessità. Una preoccupazione condivisa dai membri del Parlamento intervistati: l’85% di loro, infatti, pensa che il rispetto del diritto alla salute dei cittadini non sia garantito a tutti, mentre su posizioni diverse sono i consiglieri regionali che, con il 77%, ritiene il contrario.

    In merito alle possibili soluzioni per eliminare la disuguaglianza nell’accesso alle cure tra le diverse regioni, per consiglieri (69%) e cittadini (65%) la scelta migliore sarebbe effettuare maggiori controlli e imporre più trasparenza nell’operato delle regioni, mentre la maggior parte dei parlamentari intervistati, il 60%, indica la soluzione nella centralizzazione a livello statale delle competenze sanitarie.

    Inoltre, prevenzione e potenziamento della medicina territoriale sono i due ambiti prioritari di intervento per cittadini (32% medicina territoriale e 30% prevenzione) e decisori (per i parlamentari il 69% per la medicina territoriale e per i consiglieri regionali il 50% per la prevenzione).

    “Questi dati ci fanno riflettere sulla necessità di migliorare l’organizzazione stessa del Sistema Sanitario – anche attraverso una attenta programmazione “evidence-based” – affinché si possano ottimizzare le risorse a disposizione e garantire una presa in carico dei pazienti omogenea a livello territoriale, che salvaguardi l’equità di accesso ai servizi socio-sanitari, un pilastro del nostro SSN – conclude il prof. Dario Sacchini di Altems Advisory, coordinatore scientifico del tavolo di lavoro sui LEA organizzativi – La nostra sfida sarà quella di contribuire all’ individuazione di un percorso che consenta un’organizzazione efficace e multidisciplinare, nonché una gestione integrata del paziente, da intendersi quale LEA, facendo così in modo che il SSN possa continuare a garantire uniformità nelle cure per eguali necessità di salute alle persone.”

    Per il finanziamento del SSN, i tre segmenti intervistati concordano sul fatto che il SSN, non soffra di una carenza di fondi, ma che quelli disponibili non siano gestiti al meglio (per i parlamentari 54%, per i consiglieri regionali il 61%, per i cittadini il 59%). Ad esempio, in relazione ai fondi del PNRR, secondo i decisori le difficoltà principali nell’utilizzo sono: per il 57% dei consiglieri regionali la burocrazia, mentre per i parlamentari la burocrazia scende al secondo posto (40%) e al primo posto la mancanza di supporto tecnico territoriale (41%).

    Una ulteriore preoccupazione è quella di dover ricorrere sempre più spesso alla sanità privata, a causa del taglio dei servizi sanitari pubblici. Un timore condiviso da tutte e tre le parti in maniera piuttosto omogenea: il 75% dei cittadini, l’88% dei parlamentari e il 100% dei consiglieri regionali, infatti, crede che vi sia un incremento nel ricorso alla sanità privata per riuscire a ottenere cure di qualità in tempi ragionevoli.

    “La sanità del futuro – aggiunge Mauro Marè, Professore Ordinario di Scienza delle Finanze presso la Luiss Business School e coordinatore scientifico del tavolo di lavoro – sarà compatibile con l’universalità delle cure, solo a patto di un radicale recupero di efficienza in un contesto di immutata efficacia. Pertanto, il tavolo di lavoro si concentrerà sulla ridefinizione delle modalità di finanziamento del SSN nella logica del partenariato pubblico-privato per garantirne la sostenibilità, l’equità e l’universalità. Il tutto nella logica di una finanza pubblica al servizio della salute di tutti i cittadini e quindi più etica.”

    In merito alla digitalizzazione del SSN, i dati evidenziano una divergenza tra la percezione dei decisori (parlamentari 95% e consiglieri regionali 94%) per i quali la digitalizzazione tenderà a garantire a tutti il diritto alla salute e quella dei cittadini, per i quali solo il 45% ha questa stessa visione ottimistica, mentre per il 43% è più probabile che aumenti le disuguaglianze. Inoltre, la maggior parte dei cittadini (59%) è contraria alla condivisione dei propri dati sanitari a fini commerciali o altruistici (35% abbastanza contrario e 24% molto contrario). Elementi interessanti che evidenziano la necessità di intervenire per creare una cultura della condivisione dei dati, in un contesto regolamentato che stimoli un approccio più favorevole.

    Commenta Fidelia Cascini, Professoressa di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, nonché coordinatrice scientifica del tavolo di lavoro sul Regolamento sulla Governance dei Dati: “Interessanti spunti di riflessione sulle sfide che il nostro Paese si troverà ad affrontare in vista di una sempre maggiore e inevitabile digitalizzazione delle informazioni, dei dati relativi ai pazienti e delle prestazioni sanitarie. Ci impegneremo per elaborare linee di indirizzo, volte a identificare quegli aspetti della normativa italiana che necessitano di adeguamento e ad accompagnare l’elaborazione di atti per un’ottimale implementazione del DGA in ambito sanitario, a tutela dei cittadini e a sostegno dell’innovazione.”

    NET-HEALTH sanità
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